A novembre, in Salento, è un piacere mettersi in sella a una bici e partire alla scoperta delle campagne, respirandone i profumi.Cicloturismo per viaggiatori che amano le vacanze green. Escurioni a ritmo lento per chi vuol trovare un modo nuovo di guardare al territorio, lontano dal traffico e dalle tappe obbligate del turismo convenzionale.E allora ubriachiamoci di bellezza e mettiamoci in viaggio lungo la via del vino che collega Lecce a Guagnano, in un percorso rurale incorniciato da uliveti secolari, terra rossa, fichi d’india e vigneti.
Già, i vigneti. Una pedalata dopo l’altra entriamo nel cosiddetto “Parco del Negroamaro”, quella vasta zona che comprende 26 Comuni della provincia di Lecce e Brindisi, famosa per la produzione di uno dei vini più tipici del Salento.
Dalla stazione ferroviaria di Lecce, giù lungo viale Gallipoli, svoltiamo all’ultimo bivio a sinistra, che ci porta al sottopassaggio. Così pedaliamo per circa cinque chilometri nelle campagne della Valle della Cupa.A intervallare la biciclettata fra i vigneti ci sono le cantine che troviamo sul nostro percorso (per un’inebriante tappa alcolica) e i centri storici.
Una sosta ad Arnesano, ad esempio, ci fa scoprire il palazzo marchesale risalente al XVII secolo e la chiesa madre, con l’interno caratterizzato da altari in pietra leccese e decori in stile barocco. Nelle campagne appena fuori Campi Salentina, invece, possiamo ammirare la chiesa rurale della Madonna dell’Alto, i menhir “Candido” e “Sperti”, e un antico tratto di strada messapico-romana.
Ancora, sparse fra le campagne intorno a Monteroni scorgiamo numerose ville nobiliari risalenti a un arco di tempo che va dal XV secolo all’inizio del Novecento.
Il Negroamaro
La cultura del vino, e del Negroamaro in particolare, in Salento ha origini antichissime, che risalgono addirittura ai Messapi e si intrecciano con l’arrivo da queste parti dei monaci basiliani, che ebbero un ruolo importante nell’insegnare ai contadini come coltivare il vitigno del Negroamaro.Con il suo intenso colore rosso-violaceo e il gusto pieno e amarognolo, questo vino è fra i protagonisti indiscussi della produzione vinicola salentina e pugliese.
L’origine del nome
Secondo alcuni il termine Negroamaro deriva dall’espressione dialettale niuru maru, che fa riferimento proprio al caratteristico sapore amaro di questo vino.Probabilmente, però, l’etimologia corretta è da ricercare nella parola latina nigra e in quella greca mavro: entrambe significano “nero” e messe insieme sottolineano il caratteristico colore scuro del Negroamaro.
Il museo del Negroamaro
In viaggio lungo questa via del vino, una delle tappe più interessanti – anzi, diciamo pure imperdibile – è quella al museo del Negroamaro di Guagnano (in via Castello n. 19). Le sale sono ricavate in un ex palmento (locale dove avveniva la pigiatura dell’uva) risalente alla fine dell’Ottocento e visitandole si può vivere un affascinante viaggio indietro nel tempo, fra botti, torchi, garolle e fermentini che raccontano le fasi di produzione del vino, dalla raccolta dell’uva alla pigiatura, dalla fermentazione del mosto all’imbottigliamento.Non soltanto attrezzature originali, il percorso in questo pezzo di storia locale è arricchito anche da materiale audiovisivo.